Si sa che la coscenza del proprio corpo costituisce una sorta di ponte con il mondo: la
sessualità
diventa un linguaggio che realizza la coscenza corporea d'appartenenza e permette la soddisfazione
dei bisogni di affetto, di rassicurazione e di piacere.
Negli ultimi anni appunto la sessualità non è più considerata la risultante di sole pulsioni biologiche
ma l'insieme di aspetti profondi della storia individuale, sentimenti, morale, educazione e componenti
socio ambientali.
Soltanto da pochi decenni il tema della sessualità nei disabili è stato affrontato in modo scientifico
mentre nel passato il fenomeno dei disabili con handicap o disabilità era troppo forte da poter essere
staccato dal senso oggettivo della disarmonia e dai disagi effettivi per gli aspetti più normali che i
disabili possa avere nel corso della vita.
Rimosso il "tabù" dell'handicap è doveroso capire che i disabili esprimono il desiderio di affetto e di
contatto fisico ma che trovano difficile esternarlo in una società che considera ancora inaccettabile se
non addirittura immorale;
purtroppo che nostra società prevalga ancora l'atteggiamento di negazione della sessualità del disabile
è un dato oggettivo e le caure sono forse da individuare nella falsa credenza che il disabile sia un
eterno bambino dotato di una sessualità deformata esattamente come se si trattasse di un disabile psichico
invece che un diversamente abile a livello fisico.
Nella sessualità tema dei rapporti sessuali e del sesso del disabile, troppo spesso, viene affrontato
impedendo una vera autonomia del disabile ma invece considerandolo come una persone che deve dipendere
da altri perche non dotata di sentimenti e mature affettività ma solo di pulsioni sessuali.
Ci troveremo di fronte a differenti aspetti del problema in quanto questo dipende sovente dalla personalità
dei disabili che si differenziano anche a secondo che la funzione sessuale sia integra oppure illesa e
che la disabilità sussista dalla nascita o sia insorta dopo.
Il senso di inadeguatezza che i disabili hanno rende più difficile l'incontro con l'altro.
Inoltre, può manifestarsi una difficoltà nello sviluppo
dell'identità di genere sessuale
e, sopratutto, un ostacolo nel prendere delle decisioni e nell'assumersi delle responsabilità.
L'isolamento e la chiusura che possono sopraggiungere nei disabili, come difesa dall'ansia, inperdiranno
ai disabili di sperimentare situazioni e comportamenti adeguati che potrebbero, invece, aiutare la
persona disabile ad uscire da tale circolo vizioso, migliorando l'immagine di sé attraverso una sessualità
appagante.
Per concludere rammentiamo che la sessualità dei disabili non si differenzia dalla sessualità così detta
"normale" ma si differenzia unicamente per gli handicap fisici che contraddistinguono il disabile.
Il disabile che accetta ed elabora il proprio schema corporeo renderà accettabile anche alla società ma
sopratutto al partner l'andicap che lo contraddistingue;
oltretutto va ricordato che i disabili sono persone assai più sincere e limpide rispetto a qelle persone
normali in quanto passano attraverso un vissuto di sofferenza che dona una maggiore maturità.
Solo costruendo con un atteggiamento più maturo nei riguardi dei disabili potremmo contribuire alla reale
reintegrazione e a dare un reale aiuto alla riabilitazione sociale e l’autonia dei disabili comprendendo
che la sessualità dei disabili è un reale dirirro esappamente come il sesso.