Con il termine eterosessualità si definisce la preferenza o incolinazione sessuale degli individui
verso altri individui del sesso opposto al loro; le persone inclini a conumare rapporti sessuali
eterosessuali vengono chiamati etero.
L'attrazione sessuale per un soggetto del sesso opposto o eterosessualità è l’unica forma di sessualità
efficace a scopo riproduttivo e pertanto è considerata in senso biologico normale.
La scelta sessuale di eterosessualità che è quindi orientata verso un individuo appartenente al sesso
opposto in senso biologico è quindi considerata normale e spesso è definita "secondo natura" proprio
in considerazione che il fine ultimo (e ripetiamo da un punto di vista strettamente biologico) dell’attrazione
sessuale fra due individui appartenenti alla stessa specie è la procreazione e la generazione di un nuovo
individuo; risulta chiaro che tale fine riproduttivo normale e naturale venga raggiunto solo se i due
individui che si uniscono sono di sesso opposto e quindi eterosessuali.
L’attrazione sessuale però non è basata esclusivamente sulla necessità biologica della riproduzione e
dipende essenzialmente dal bisogno di affetto; bisogno di affetto che nell’età
infantile
viene rivolto indifferentemente verso persone di entrambi i sessi.
La successiva scelta eterosessuale sarebbe quindi solo l’effetto di una selezione di una parte di questi
impulsi sessuali imposta dall’educazione da parte di una società che considera normali e accettabili solo
gli impulsi affettivi di tipo eterosessuale.
La credenza di cui l'eterosessualità fosse la norma, sia dal punto di vista statistico che di etica,
non era mai stato messo in discussione prima della famosa ricerca scientifica di Alfred Kinsey che
sfidò le convenzionali conoscenze sulla sessualità dell'uomo evidenziando come l'eterosessualità nella
realtà sociale non rappresentasse un dictat.