Coprofagia e scatofagia indicano l'azione di un soggetto umano o animale a cibarsi di
escrementi propri o altrui.
Coprofagia deriva dal termine greco greco copros (feci) e phagein (mangiare) mentre
scatologia, che deriva sempre dal greco (escremento) e (materia, ragionamento).
Entrambi i termini quindi indicano ogni cosa che abbia a che fare con le deiezioni.
La pratica della coprofagia o scatofagia è piuttosto diffusa nel regno animale e proprio
grazie alla scatofagia o coprofagia molte specie animali si sono evolute; altre specie nel
regno animale non consumano normalmente feci ma lo potrebbero fare in condizioni inusuali.
In ambito umano invece la coprofagia o scatofagia viene praticato solo in rari casi e nella
maggior parte dei casi viene consumato in scenari sessuali; la coprofagia o scatofagia,
nell'uomo, viene considerata una
parafilia.
Nelle Parafilie NAS (Non Altrimenti Specificate - rif. 302.9) viene contemplato addirittura
la scatologia telefonica indicandola come un eloquio osceno, imposto all'ascoltatore durante
le telefonate, al fine di trarne eccitazione sessuale.
Le manifestazioni di coprofagia o scatofagia, come abbiamo visto, consistente nella
ingestione di feci attuata deliberatamente che possono portare all'eccitazione erotica in
presenza di atti defecativi o di escrementi (scatofilia), al maneggiamento di deiezioni
(coprofilia) fino all'ingestione di feci (scatofagia).
Una interpretazione psicoanalitica vede in questa manifestazione uno spunto erogeno, quale
tentativo di stimolare la zona erogena-bocca con la stessa sostanza che prima ha suscitato
il piacere della zona erogena-ano.
Per un altro verso il significato della c. rifletterebbe il desiderio di ripristinare il
proprio equilibrio narcisistico recuperando in qualsiasi forma ciò che è stato eliminato o
perduto per altra via.
Una rappresentazione di questo comportamento è presente nel libro La matta bestialità di
Giorgio Todde e nel terzo girone del film Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo
Pasolini.