"Ma io ho trovato il suo indirizzo su Internet".
Non importa. Il Garante ha stabilito che pubblicare il proprio indirizzo di e-mail su Internet (in un
newsgroup o in una pagina Web, per esempio) non equivale a dare il proprio consenso allo spamming.
Andatevi a leggere il sito del Garante
"Ma io ho trovato il suo indirizzo in un elenco pubblico".
Davvero? E quale sarebbe questo fantomatico elenco pubblico di indirizzi e-mail?
E quand'anche esista, la presenza del mio indirizzo in un elenco pubblico non costituisce autorizzazione
a ricevere spam.
"Ma quello che abbiamo mandato non è pubblicità, è un'informativa".
La potete chiamare come vi pare, ma rimane un messaggio di posta elettronica non sollecitato contenenti
materiale commerciale. Se volete, presento ricorso al Garante e poi lasciamo che sia lui a decidere.
Tanto se perdete, pagate voi.
"Non siamo responsabili, abbiamo comperato un CD di indirizzi".
Ma davvero? Sentite cosa dice qui
sul regole per l'invio di e-mail
il Garante sin dai tempi della prima legge sulla privacy (675/96): "alcuni dei soggetti che hanno
utilizzato la posta elettronica per l’invio di messaggi pubblicitari avevano acquisito da terzi le banche
dati contenenti gli indirizzi dei destinatari.
In questi casi, chi acquisisce la banca dati deve accertare che ciascun interessato abbia validamente
acconsentito alla comunicazione del proprio indirizzo di posta elettronica ed al suo successivo utilizzo
ai fini di invio di materiale pubblicitario; al momento in cui registra i dati deve poi inviare in ogni
caso, a tutti gli interessati, un messaggio di informativa che precisi gli elementi indicati nell’art. 10
della legge n. 675, comprensivi di un riferimento di luogo -e non solo di posta elettronica- presso cui
l’interessato possa esercitare i diritti riconosciuti dalla legge".
I responsabili siete voi. Leggetevi il Testo Unico per gli aggiornamenti ai nuovi riferimenti di legge.
"Non faccia lo sbruffone, sa quanto le costerebbe farci causa per un e-mail?".
Sì: non mi costerebbe nulla. Perché non ho bisogno di farvi causa. Basta la segnalazione o il reclamo al
Garante, che sono gratuiti.