Il termine feticismo deriva dal latino factitius cioè "artificiale" e quindi si riferisce ad
un oggetto prodotto mediante tecniche per raffigurare e sostituire una forza della natura, ad
esempio la fertilità, la potenza virile.
Soltanto lo psicologo sperimentale
Alfred Binet (1857-1911)
trasferì il termine dalla ricerca storico-religiosa a quella sessuologia, al fine di fornire
una spiegazione al fenomeno per cui molte persone idolatrano determinate qualità e determinati
oggetti esattamente come i popoli primitivi idolatravano il bastone, la clava, la pietra.
I feticci sono rappresentati da oggetti inanimati ai quali ascriviamo poteri illimitati e magici.
Il feticismo sessuale si identifica con l’ottenimento di eccitazione e gratificazione sessuale
dall’oggetto che possiede qualche relazione con il normale oggetto sessuale ma che è completamente
inadatto a servire quale normale obiettivo sessuale.
Comuni richiami di fetish o di feticismo sono il piede e i suoi accessori, scarpe con tacchi
alti (che riconducono alle lame dei coltelli), stivali, gambali in lattice e pelle.
Per molti praticanti
SM e/o BDSM
vi è una preoccupazione ossessiva verso l’attrezzatura e il vestiario come per certe fattezze del
corpo umano.
Attraverso l’oggettivazione multipla di un incontro SM e/o BDSM, si esercita un controllo su almeno
una piccola parte della nostra vita se non del nostro corpo ma una parte molto personale.
Si ha quindi lo spostamento della meta sessuale dalla persona viva nella sua interezza ad un suo
sostituto, una parte del suo corpo, o una qualità, un indumento o un oggetto che la rappresenti.
Si è discusso come il neonato percepisca la madre non come unità ma una serie di impressioni separate
l’una dall’altra, con un seno che nutre; un capezzolo da succhiare con le labbra, una voce che consola,
mani che accarezzano, una bocca che bacia, dei capelli che fanno il solletico e via dicendo.
Quando noi chiediamo all’innamorata/o una ciocca di capelli, o una lettera profumata o un oggetto
che gli appartenga ecco che riaffiora qualcosa di quello stadio.
In tutti i feticisti che siano eterosessuali che omosessuali si può osservare una forma attiva,
una passiva e una puramente contemplativa.
Nella prima forma il feticista usa attivamente il feticcio, nella seconda vuole che il feticcio
sia in qualche modo usato su di lui da un’altra persona e nella terza egli trae piacere dalla
contemplazione dei feticci collezionati.
Ecco il "collezionista".
Il collezionista fetish crea un suo harem e solo all’interno di esso si sente sicuro.
Soltanto qui può regnare indisturbato passando il tempo a scegliere e perdendo sempre di più la
considerazione dell’essere vivente.
Qui è al riparo dalle delusioni ma non è solo una fuga dalla realtà e dalle responsabilità, ma
rende sempre più difficili i rapporti sessuali veri e propri, è anche una indiscussa fuga dal
partner.
Stekel ipotizzava addirittura che alla base del feticismo vi sia una componente di sessuofobia:
il timore del coito.
Il feticista per Stekel ha una sorta di castità, un'ascesi per cui ci si aspetta una ricompensa
divina, egli si inchioda sulla croce della sua nevrosi alla quale sta appeso con grande orgoglio
narcisistico.
Ogni indumento può essere collezionato e molti feticisti hanno interesse per le mutilazioni, per
l’orrido o le cose brutte.
Per altri feticisti il vedere, sentire, annusare,gustare, palpare o ingerire determinate cose è
importante almeno quanto il coito per la persona normale.
Ad esempio il voyeur è un feticista fissato su impressioni ottiche; più rara è la feticizzazione
d’impressioni acustiche: ricordiamoci lo stimolo che dà un cantante rock o un tenore.
Del resto anche nella vita quotidiana siamo condizionati nella nostra scelta sessuale dal timbro
di una voce cristallina o roca che sia.
Molto rilevante è l’odore che una parte del corpo produce quindi è l’olfatto il senso maggiore dei
feticisti.
Basta pensare al ruolo che, tra gli odori, spetta all’ano, alle ascelle, ai genitali, ai piedi fino
alla biancheria, fazzoletti e calze.
Al feticista accade di avere l’orgasmo solo al toccare l’oggetto o il corpo indossante l’oggetto
senza nemmeno sfiorarne i genitali.