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CRONACA di Domenica 3 Agosto 2003
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Vicino a Ravenna una bellissima striscia di sabbia di due km. L'orgoglio dei
nudisti: "Senza di noi qui ci sarebbero solo palazzi"
Il miracolo della Bassona spiaggia salvata dai naturisti
Dune, mare e pineta. La paura di scandali ha tenuto lontano anche la speculazione
dal nostro inviato JENNER MELETTI
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La
spiaggia della
Bassona |
LIDO
DI DANTE (Ravenna) - La lepre corre fra le dune e si
rifugia in pineta. "In primavera, qui, c'è pieno di orchidee.
Si incontra anche la beccaccia di mare". Difficile credere che
anche questa sia costa romagnola. "E' più difficile credere
che una volta tutta la costa fosse come questa: spiaggia, dune
e poi la pineta. Adesso, invece, ci sono l'asfalto dei
lungomare, hotel, pensione e fast food". Stanno beati al sole,
i naturisti, e alcuni hanno messo un telo che li protegge dal
vento. "Non certo per nasconderci agli occhi dei "tessili",
ovvero voi umani che coprendovi anche in spiaggia vi negate un
bagno completo di sole, di acqua e di vento. Tutti sanno che
qui alla Bassona, per due chilometri e mezzo di costa fra la
foce del Bevano e lido di Dante, ci siamo noi, ormai da
sempre. Chi non ci vuole incontrare, può prendere il sole
davanti ai condomìni di lido Adriano. I nostri ombrelloni,
invece, sono i pini marittimi". Sono orgogliosi, gli
uomini e le donne che addosso portano al massimo un paio di
ciabatte. La loro Bassona, nell'inchiesta di Legambiente, è
stata messa fra le undici spiagge più belle d'Italia. "Senza
di noi anche qui ci sarebbero palazzi e strade. Già nel 1966
tutta questa terra era proprietà dell'immobiliare Roma (ex
Vaticano poi ex Sindona). C'era un progetto per costruire un
insediamento per 80.000 persone, con un porto turistico alla
foce del Bevano e campi da golf nell'Ortazzo, una zona umida
che è dentro al pineta, la casa dei gabbiani e dei tarabusi.
Ma quando nel decennio successivo le idee sono diventate
progetti in mano ad architetti e geometri (prima hanno
devastato gli altri lidi) qui c'eravamo già noi, libero popolo
della spiaggia e della pineta". Mille sono i ricordi di
Fidenzio Laghi, classe 1947, il Fidel della Bassona (tre
processi e tre assoluzioni) e di Jean Pascal Marcacci, classe
1960, che quando arrivò qui aveva 17 anni e mai avrebbe
immaginato di diventare l'avvocato di tutti i naturisti
italiani.
"Non
raccontiamo bugie: negli anni '70 non c'era una cultura
ecologica. A noi questo posto piaceva perché c'erano spazio e
libertà. Ma la nostra presenza, già allora, è servita a tenere
lontane le ruspe. Perché costruire appartamenti e pizzerie per
gente come noi, cui bastano due panini e una bottiglia d'acqua
per passare un'intera giornata al mare? I nostri figli sono
cresciuti giocando in spiaggia con le cose regalate dal mare:
un tronco, una conchiglia, una cassetta di legno. Non hanno
mai comprato una paletta di plastica. E poi, soprattutto, la
nostra presenza avrebbe tenuto lontano i "tessili", che mai
avrebbero comprato una villetta con vista sui fricchettoni.
C'erano gli studenti di Bologna, i primi verdi, i primi
radicali. Stavano nascendo il Wwf e Italia nostra. Ci
trovavamo qui, ed eravamo tutti nudi".
Diventerà
presto anche un libro, la storia della Bassona. "La spiaggia
delle libertà", di Jean Pascal Marcacci, sarà edito dalla
Fenait, Federazione italiana naturisti italiani. "La prima
speculazione è stata bloccata nel 1975 dal pretore di Ravenna.
Ma c'era chi aveva ancora appetito e voleva mangiare l'ultimo
pezzo di costa intatta. Però noi eravamo ancora qui, e alcuni
portavano già i loro figli. La spiaggia era nostra, e anche la
pineta. Nell'estate del 1982 scoppiò un incendio, e settanta
di noi si precipitarono nei capanni dei pescatori a prendere
pale e vanghe per isolare il fuoco. Ridevano, quelli della
Forestale, quando ci hanno visto tutti nudi, ma hanno capito
che, senza di noi, la pineta sarebbe scomparsa. E allora ci
hanno ringraziato".
Mille persone, nei primi anni '80.
"Poi quasi tutti se ne sono andati, perché in spiaggia era
arrivata l'eroina. I tossicodipendenti scacciati da Ravenna
avevano trovato rifugio alla Bassona. I carabinieri facevano
retate senza troppe distinzioni fra spacciatori e nudisti. E
c'erano i guardoni che arrivavano anche dal Veneto, convinti
che, essendo noi nudi, fossimo pronti ad ogni proposta. Siamo
rimasti in meno di 200, e abbiamo deciso di spostarci dalla
foce verso lido di Dante".
Nell'aprile 1985 i nudisti
si riuniscono nell'Aner (associazione naturista emiliano
romagnola) e vanno a parlare con la Regione e con i
carabinieri. "Il clima è cambiato da allora - dice Fidenzio
Laghi - ma molto lentamente. L'ultima retata è stata infatti
organizzata il 24 aprile 1993. Quarantadue persone
identificate - quelle prese nel fuggi fuggi generale - e per
tutte 274.000 lire di multa. Io e un altro non abbiamo pagato,
siamo stati processati e assolti. "Le modalità con le quali
gli imputati hanno preso il sole senza indumenti - ha scritto
il pretore Donatella Di Fiore - fanno perdere al nudismo
integrale l'idoneità lesiva del sentimento di decoro e
costumatezza".
L'ultimo
riconoscimento nella primavera dell'anno scorso, quando il
sindaco di Ravenna concede gran parte della Bassona
all'associazione naturista. "Siamo la spiaggia nudista più
grande. Ci sono cartelli che avvertono della nostra presenza.
Da quest'anno ci sono anche sue vigilantes del Comune per i
guardoni. Ci hanno dato anche il permesso di costruire
qualcosa, come un bar o un ristoro. Non l'abbiamo fatto.
Sarebbe stato un cavallo di Troia per altre costruzioni. Noi e
le pernici di mare abbiamo bisogno soltanto della nostra
splendida Bassona".
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Si incontra anche la beccaccia di mare". Difficile credere che
anche questa sia costa romagnola. "E' più difficile credere
che una volta tutta la costa fosse come questa: spiaggia, dune
e poi la pineta. Adesso, invece, ci sono l'asfalto dei
lungomare, hotel, pensione e fast food". Stanno beati al sole,
i naturisti, e alcuni hanno messo un telo che li protegge dal
vento. "Non certo per nasconderci agli occhi dei "tessili",
ovvero voi umani che coprendovi anche in spiaggia vi negate un
bagno completo di sole, di acqua e di vento. Tutti sanno che
qui alla Bassona, per due chilometri e mezzo di costa fra la
foce del Bevano e lido di Dante, ci siamo noi, ormai da
sempre. Chi non ci vuole incontrare, può prendere il sole
davanti ai condomìni di lido Adriano. I nostri ombrelloni,
invece, sono i pini marittimi".
Sono orgogliosi, gli
uomini e le donne che addosso portano al massimo un paio di
ciabatte. La loro Bassona, nell'inchiesta di Legambiente, è
stata messa fra le undici spiagge più belle d'Italia. "Senza
di noi anche qui ci sarebbero palazzi e strade. Già nel 1966
tutta questa terra era proprietà dell'immobiliare Roma (ex
Vaticano poi ex Sindona). C'era un progetto per costruire un
insediamento per 80.000 persone, con un porto turistico alla
foce del Bevano e campi da golf nell'Ortazzo, una zona umida
che è dentro al pineta, la casa dei gabbiani e dei tarabusi.
Ma quando nel decennio successivo le idee sono diventate
progetti in mano ad architetti e geometri (prima hanno
devastato gli altri lidi) qui c'eravamo già noi, libero popolo
della spiaggia e della pineta". Mille sono i ricordi di
Fidenzio Laghi, classe 1947, il Fidel della Bassona (tre
processi e tre assoluzioni) e di Jean Pascal Marcacci, classe
1960, che quando arrivò qui aveva 17 anni e mai avrebbe
immaginato di diventare l'avvocato di tutti i naturisti
italiani.
"Non
raccontiamo bugie: negli anni '70 non c'era una cultura
ecologica. A noi questo posto piaceva perché c'erano spazio e
libertà. Ma la nostra presenza, già allora, è servita a tenere
lontane le ruspe. Perché costruire appartamenti e pizzerie per
gente come noi, cui bastano due panini e una bottiglia d'acqua
per passare un'intera giornata al mare? I nostri figli sono
cresciuti giocando in spiaggia con le cose regalate dal mare:
un tronco, una conchiglia, una cassetta di legno. Non hanno
mai comprato una paletta di plastica. E poi, soprattutto, la
nostra presenza avrebbe tenuto lontano i "tessili", che mai
avrebbero comprato una villetta con vista sui fricchettoni.
C'erano gli studenti di Bologna, i primi verdi, i primi
radicali. Stavano nascendo il Wwf e Italia nostra. Ci
trovavamo qui, ed eravamo tutti nudi".
Diventerà
presto anche un libro, la storia della Bassona. "La spiaggia
delle libertà", di Jean Pascal Marcacci, sarà edito dalla
Fenait, Federazione italiana naturisti italiani. "La prima
speculazione è stata bloccata nel 1975 dal pretore di Ravenna.
Ma c'era chi aveva ancora appetito e voleva mangiare l'ultimo
pezzo di costa intatta. Però noi eravamo ancora qui, e alcuni
portavano già i loro figli. La spiaggia era nostra, e anche la
pineta. Nell'estate del 1982 scoppiò un incendio, e settanta
di noi si precipitarono nei capanni dei pescatori a prendere
pale e vanghe per isolare il fuoco. Ridevano, quelli della
Forestale, quando ci hanno visto tutti nudi, ma hanno capito
che, senza di noi, la pineta sarebbe scomparsa. E allora ci
hanno ringraziato".
Mille persone, nei primi anni '80.
"Poi quasi tutti se ne sono andati, perché in spiaggia era
arrivata l'eroina. I tossicodipendenti scacciati da Ravenna
avevano trovato rifugio alla Bassona. I carabinieri facevano
retate senza troppe distinzioni fra spacciatori e nudisti. E
c'erano i guardoni che arrivavano anche dal Veneto, convinti
che, essendo noi nudi, fossimo pronti ad ogni proposta. Siamo
rimasti in meno di 200, e abbiamo deciso di spostarci dalla
foce verso lido di Dante".
Nell'aprile 1985 i nudisti
si riuniscono nell'Aner (associazione naturista emiliano
romagnola) e vanno a parlare con la Regione e con i
carabinieri. "Il clima è cambiato da allora - dice Fidenzio
Laghi - ma molto lentamente. L'ultima retata è stata infatti
organizzata il 24 aprile 1993. Quarantadue persone
identificate - quelle prese nel fuggi fuggi generale - e per
tutte 274.000 lire di multa. Io e un altro non abbiamo pagato,
siamo stati processati e assolti. "Le modalità con le quali
gli imputati hanno preso il sole senza indumenti - ha scritto
il pretore Donatella Di Fiore - fanno perdere al nudismo
integrale l'idoneità lesiva del sentimento di decoro e
costumatezza".
L'ultimo
riconoscimento nella primavera dell'anno scorso, quando il
sindaco di Ravenna concede gran parte della Bassona
all'associazione naturista. "Siamo la spiaggia nudista più
grande. Ci sono cartelli che avvertono della nostra presenza.
Da quest'anno ci sono anche sue vigilantes del Comune per i
guardoni. Ci hanno dato anche il permesso di costruire
qualcosa, come un bar o un ristoro. Non l'abbiamo fatto.
Sarebbe stato un cavallo di Troia per altre costruzioni. Noi e
le pernici di mare abbiamo bisogno soltanto della nostra
splendida Bassona".
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